Sviluppo & salute

Disturbi alimentari – Come possono essere d’aiuto i genitori?

I disturbi alimentari spesso nascondono problemi psicologici. Come dimostra la storia di Patrizia, chi ne soffre ha difficoltà a liberarsi dai vincoli della malattia. Scoprite come i genitori possono sostenere i bambini e i giovani affetti da disturbi alimentari.
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Junge Frau blickt nachdenklich in den Kühlschrank.

«Grazie a te, sono riuscita a dimagrire e a sentirmi finalmente a mio agio nel mio corpo», scrive Patrizia in una lettera alla sua amica: l’anoressia. Un desiderio, quello di sentirsi bene con se stessi, presente in molti bambini e giovani. La pubblicità e gli influencer nei social media mostrano come fare per esserlo. 

Ma questo è solo uno dei tanti aspetti legati al problema. Nonostante l’apparente successo, Patrizia si sentiva prigioniera della sua anoressia. Nella seconda lettera, che come la prima ha scritto come parte della sua terapia, scrive: «Avevo appena costruito un briciolo di speranza per una vita più normale, sei arrivata tu e hai rovinato tutto». 

Percezione distorta del proprio corpo

Esistono diversi tipi di disturbi alimentari. I più comuni sono l’anoressia, la bulimia e il disturbo da alimentazione incontrollata (binge eating disorder), il primo dei quali è il più visibile dall’esterno per via dell’evidente perdita di peso corporeo. I bambini e i giovani anoressici pesano ogni grammo di cibo, evitano gli alimenti molto calorici e, con molta disciplina, si vietano qualsiasi desiderio. Alcuni si costringono a fare sport fino allo sfinimento. Altri assumono farmaci lassativi o vomitano di nascosto.

Le persone colpite diventano sempre più magre. Come Patrizia, apprezzano la loro nuova immagine corporea, ma scoprono presto che ancora non ne sono soddisfatti. Si costringono ad andare avanti e a perdere ancora più peso, anche quando il poco peso che hanno raggiunto diventa pericoloso per la vita. Tutto ciò perché la percezione della propria immagine corporea è distorta. Molti bambini e giovani che soffrono di anoressia sono quasi presi dal panico di ingrassare. 

Alimentazione compulsiva

Meno visibile dell’anoressia è il disturbo alimentare della bulimia. Le persone colpite hanno di solito un peso corporeo normale. Tuttavia, hanno un rapporto disfunzionale con il cibo. Non mangiano troppo poco come gli anoressici, ma mangiano troppo nel corso di vere e proprie abbuffate. Compensano poi questa situazione con lo sport, i farmaci lassativi o il vomito.

Nel disturbo dell’alimentazione incontrollata (binge eating disorder), invece, manca la componente compensatoria. Le persone colpite perdono il controllo del proprio comportamento alimentare e mangiano troppo in poco tempo. Ma non riescono a compensare le abbuffate eccessive e di conseguenza soffrono di obesità. 

Gravi conseguenze

I disturbi alimentari sono spesso un tentativo di risolvere problemi psicologici profondi. Poiché rappresentano un grande rischio per un sano sviluppo e possono avere gravi conseguenze fisiche, psicologiche e sociali, è necessario richiedere tempestivamente un aiuto professionale. Al più tardi quando una persona si mette in pericolo di vita a causa di un peso corporeo molto basso, di un’incessante costrizione all’esercizio fisico o del rifiuto di mangiare o bere, è necessario intervenire. 

Al più tardi quando una persona si mette in pericolo di vita a causa di un peso corporeo molto basso, di un’incessante costrizione all’esercizio fisico o del rifiuto di mangiare o bere, è necessario intervenire. 

Complessivamente, il 3,5% della popolazione svizzera è affetto, nel corso della vita, da un disturbo alimentare, con una frequenza leggermente superiore per le ragazze e le donne rispetto ai ragazzi e agli uomini. Lo dimostra uno studio condotto nel 2010 dall’Ospedale universitario di Zurigo e dall’Università di Zurigo per conto dell’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP). L’anoressia è anche uno dei disturbi psichici con il più alto tasso di mortalità.

Affrontare un disturbo alimentare

Molti genitori e persone di riferimento sono incerti se affrontare i bambini o i giovani in merito al loro comportamento alimentare disordinato. Il confronto può però essere una spinta decisiva per ottenere aiuto. Tuttavia, può capitare che le persone colpite si sentano ancora più incomprese e sotto pressione. Costringere a mangiare, chiudere a chiave il cibo o nascondere la bilancia, invece, è solitamente controproducente e può spingere le persone colpite a isolarsi.

Al contrario i familiari possono domandare come fare ad essere di supporto e incoraggiare a chiedere aiuto. I genitori possono anche ammettere quando non sanno come gestire una situazione. La Consulenza per genitori di Pro Juventute è a vostra disposizione - a bassa soglia e gratuitamente.

Consigli per i genitori

  • Immagine corporea sana: Incoraggiate i vostri figli a prestare attenzione alle esigenze del proprio corpo e trasmettete loro il piacere di fare esercizio fisico e alimentarsi in modo sano. Rafforzate la fiducia in loro stessi concentrandovi sui valori interiori piuttosto che su quelli esteriori.
  • Siate d’esempio: I bambini imparano abitudini e atteggiamenti dai genitori. Vivete in famiglia un rapporto sano con il cibo e lo sport e non fate dipendere la vostra autostima dall’aspetto esteriore. 
  • Offrite momenti di conversazione: Chiedete ai vostri figli cosa li preoccupa. Ma siate cauti nel parlare delle loro preoccupazioni. Perché molti bambini e giovani con disturbi alimentari si vergognano del loro comportamento. Evitate i rimproveri. Non parlate di comportamenti alimentari problematici durante i pasti.
  • Chiedete aiuto: Incoraggiate i vostri figli a chiedere aiuto se mostrano un comportamento alimentare disturbato. Offrite sostegno cercando dei professionisti adeguati. Per ulteriori informazioni sui disturbi alimentari e indirizzi utili, potete contattare il sito della «Società Svizzera dei Disturbi dell’Alimentazione (SSDA)». 

Questo post è stato realizzato in collaborazione con «ZETA Movement». ZETA Movement è un progetto di adolescenti per adolescenti e giovani adulti che mira a rompere il ciclo di stigma e silenzio che circonda la malattia mentale in Svizzera. Gli «ambasciatori» di ZETA Movement sono giovani che soffrono o hanno sofferto di disagio mentale e sono ora in una fase avanzata di recupero. Raccontano ai giovani di età compresa tra i 13 e i 18 anni le proprie esperienze durante le visite nelle scuole o nelle organizzazioni giovanili, al fine di avere un dialogo onesto e paritario con loro sul tema della salute mentale.

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